Antibiotici per combattere l’Helicobacter, contro la preeclampsia

La rivista scientifica online Helicobacter, ha pubblicato una ricerca italiana condotta da un team di ginecologi e di gastroenterologi coordinato da Francesco Franceschi, dell’Istituto di Medicina Interna dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, che individua una strada per prevenire la preeclampsia, o gestosi, una malattia che colpisce il 2-7% delle donne in gravidanza, ed è attualmente tenuta sotto controllo con farmaci antipertensivi, ma che in caso siano insufficienti impone il parto anticipato.

Già numerosi studi hanno mostrato come la malattia, che è provocata da alterazioni dello sviluppo della placenta, e che causa un pericoloso innalzamento della pressione materna, sia più frequente fra le donne che sono state colpite dalle forme più aggressive dell’Helicobacter pylori, un batterio che sta all’origine di gastriti e ulcere.

Ora, grazie alla ricerca degli studiosi romani, il meccanismo alla base del problema è stato scoperto, utilizzando per le prove di laboratorio le cellule estratte subito dopo il parto da placente di donne sane; hanno così potuto dimostrare che non è l’Helicobacter a danneggiare direttamente la placenta, ma gli anticorpi prodotti dall’organismo per contrastarne l’infezione, e che sono diretti contro la CagA, una tossina batterica espressa solo dai ceppi più aggressivi. Il problema sta nel fatto che la molecola assomiglia a una proteina, la beta-actina, che si trova nella placenta e che è cruciale nelle prime fasi della gravidanza perché fa sì che la placenta cresca e si impianti correttamente nell’utero.

Scrivono i ricercatori “Gli anticorpi anti-CagA sono in grado di fermare la proliferazione dei tessuti della placenta”, quindi, quando succede che il sistema immunitario aggredisce il batterio, insieme compromette anche lo sviluppo della placenta, quindi la crescita del feto, e provoca la preeclampsia.
Spiega Franceschi: «Il nostro studio non permette di dare precise indicazioni cliniche ma, anche sulla base delle indagini epidemiologiche, riteniamo che l’Helicobacter pylori possa essere realmente implicato nella genesi della malattia, e che le future mamme debbano esserne informate, così da poter decidere se sottoporsi al test per verificare la presenza del batterio e, in caso di positività, assumere la terapia antibiotica per eradicare l’infezione. Dei test attualmente disponibili, quelli più comuni e affidabili sono l’urea breath test o il test sulle feci, effettuato con la tecnica degli anticorpi monoclonali; entrambi, però, non distinguono fra ceppi più o meno aggressivi, questa informazione però si potrebbe ottenere con un esame del sangue, semplice e poco costoso, ma che al momento è disponibile soltanto in via sperimentale».

Almeno una parte dei casi di preeclampsia, in un futuro forse prossimo, potranno dunque essere prevenuti attraverso l’uso di antibiotici.

 

Fonte
Franceschi F et al – Antibodies anti-CagA cross-react with trophoblast cells: a risk factor for pre-eclampsia? Helicobacter 2012 Dec;17(6):426-34

 

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