La gravidanza rappresenta una situazione di rischio anche in caso di obesità lieve per le possibili complicanze a carico sia di mamma che di bambino.
L’ipertensione arteriosa, il diabete mellito e la gestosi (pre-eclampsia) sono tra le patologie più comuni che possono complicare la gravidanza delle donne obese.
La possibilità di andare incontro a diabete gestazionale cresce del 10% rispetto alle donne gravide non obese, così come il rischio di ipertensione aumenta di ben 10 volte nelle obese. Anche per quanto riguarda il neonato esistono maggiori rischi, legati alla condizione di obesità materna: aumenta l’incidenza di malformazioni congenite soprattutto di tipo neurologico come la spina bifida (fino a 3 volte) o cardiache (fino a 2 volte).
Altri problemi sono connessi ad una più alta frequenza di difficoltà durante il travaglio e il parto, con una maggiore necessità di ricorrere a parti cesarei e complicazioni postparto [emorragie materne e macrosomia fetale (peso alla nascita ³ 4.5 kg)].
In particolare, le donne con BMI superiore a 40 hanno un rischio di parto pretermine, ricovero del neonato e morte perinatale 3 volte superiore rispetto alle normopeso. E anche dopo la nascita, le donne sovrappeso e obese possono avere più problemi, per esempio per allattare.
Un recente studio condotto per correlare l’impatto del Indice di Massa Corporea (IMC) sulla salute materna e neonatale durante e dopo la gravidanza ha confermato che il rischio cresce con il crescere dell’IMC e che è maggiore nel gruppo delle donne obese di classe III.
Le complicanze dell’obesità materna non soltanto coinvolgono il feto
ma si estendono oltre la vita fetale durante l’infanzia e l’età adulta condizionando tutta la vita di un individuo.
L’obesità materna, infatti, crea un ambiente metabolico che condiziona la crescita fetale e può determinare in età adulta la comparsa di sindrome metabolica e malattie cardiovascolari.
Considerato che la mamma in attesa è in genere più motivata ad accettare
modificazioni del proprio stile di vita, la gravidanza potrebbe essere un periodo
in cui incominciare a gestire la propria obesità consapevoli delle conseguenze che può portare con sé.
Il controllo del peso corporeo durante questo periodo è di estrema importanza
per il buon successo della gravidanza così come per la salute presente e futura di mamma e neonato.
Correlazione tra la dieta materna e l’alto peso alla nascita
L’obesità materna aumenta il rischio di obesità nel nascituro predisponendolo all’obesità nell’infanzia e in età adulta
e aumentandone il rischio di malattie croniche come il diabete e l’ipertensione.
In linea generale, il trattamento dell’obesità dovrebbe essere effettuato prima di affrontare una gravidanza. Se il concepimento avviene in una donna obesa, la gravidanza richiede un attento monitoraggio medico che consenta di contenere l’aumento di peso (in genere al di sotto dei 9/10 kg), durante tutti i 9 mesi dell’attesa.
Per ottenere questo risultato alla futura mamma viene in genere consigliata dal proprio medico una dieta moderatamente ipocalorica da stabilirsi caso per caso. Anche la qualità della dieta è importante: deve essere variata, ripartita in piccoli pasti, ricca di frutta e verdura. Si deve prevedere un’aggiunta di integratori minerali e vitaminici per coprire il fabbisogno di oligoelementi essenziali in gravidanza come calcio, ferro e acido folico. La dieta deve essere personalizzata e concordata con un medico.
Fonti
- Milano W – L’obesità. Giovanni Fioriti Ed, 2009
- Gentile MG – L’obesità. Conoscerla per prevenirla e curarla. Ed. Mattioli 1885, 2009
- Scott-Pillai R et al – The impact of body mass index on maternal and neonatal outcomes: a retrospective study in a UK obstetric population, 2004-2011. BJOG 2013 Jul;120(8): 932-9
- Frias AE et al – Obesity: A Transgenerational problem linked to nutrition during pregnancy. Semin Reprod Med 2012, 30(6): 472-78
- Sirimi N, Goulis DG – Obesity in pregnancy. Hormones 2010, 9(4): 299-306
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