Le cause dell’obesità sono molteplici sia ambientali sia genetico-costituzionali ma tutte contribuiscono ad alterare l’equilibrio dello stato di nutrizione, cioè il rapporto introito calorico e dispendio energetico, a sfavore di quest’ultimo e a “tarare” la spontanea regolazione che ogni organismo attua del proprio peso corporeo verso livelli più elevati.
All’inizio, l’aumento del peso avviene quasi sempre per diversi motivi come:
- eccessiva introduzione di calorie (troppi zuccheri, grassi, bevande alcoliche);
- vita sedentaria, con assenza di moto e scarsa attività fisica
Quando l’obesità ormai si è instaurata può essere mantenuta anche con una dieta con un normale apporto di calorie.
I fattori genetici sono sicuramente presenti nella genesi dell’obesità infantile.
L’obesità dei genitori è un forte indice per l’obesità della prole: se un genitore è obeso, la possibilità di avere un figlio obeso è del 40% mentre se entrambi i genitori sono obesi la probabilità sale a ben il 70%.
Nonostante la componente genetica abbia un ruolo importante nello sviluppo dell’obesità, i fattori ambientali e comportamentali contribuiscono fortemente al suo mantenimento ed è proprio su questi che è fondamentale intervenire.
La famiglia gioca un ruolo importante nella genesi
e nel mantenimento dell’obesità infantile.
Un aumento di peso eccessivo della donna durante la gravidanza influenza in modo diretto l’adiposità del neonato. Durante i primi mesi di vita del bambino è stato dimostrato che l’ipernutrizione può essere alla base dello sviluppo dell’obesità. L’allattamento al seno materno almeno nei primi mesi di vita rappresenta di per sé un fattore di protezione rispetto all’eccesso di grasso nel bambino.
Anche i fattori socio-economici e familiari incidono significativamente sull’insorgere dell’obesità: è stato ampiamente documentato che ne sono più colpite le classi con livello socio-culturale medio-basso e i bambini che hanno uno o ambedue i genitori obesi. Ciò indica che questa condizione dipende sia da fattori genetico-costituzionali sia da errate abitudini alimentari in famiglia per disinformazione o per atteggiamenti culturali sbagliati che il bambino avrà difficoltà ad abbandonare una volta adulto.
Frequentemente i disturbi del comportamento, per esempio la bulimia nervosa, possono concorrere a determinare l’insorgere dell’obesità, fino a esserne i principali responsabili e ad aggravare questa condizione patologica.
Le più comuni forme di obesità comportamentale sono conseguenza di un tentativo di compenso a uno stato tendenzialmente ansioso-depressivo in seguito a disagi familiari, shock affettivi o una prolungata tensione emotiva. In queste condizioni il cibo torna ad assumere il significato che ha nei primi stadi della vita: protezione, amore, comunicazione, gratificazione. Tutto questo si traduce in forme nevrotiche di comportamento alimentare: voracità, appetito smodato, golosità insana, fame insaziabile.
Molti psicofarmaci provocano cambiamenti del comportamento alimentare e del peso corporeo ma solo da pochi anni si presta a questo problema giusta attenzione. Il dilagare epidemico dell’obesità nel mondo e il moltiplicarsi degli studi ad essa dedicati hanno probabilmente contribuito ad attirare studi e ricerche anche intorno a questa particolare forma di eccesso ponderale. Anche altri tipi di farmaci come i cortisonici o elevate dosi di insulina, per esempio, possono causare un aumento del peso corporeo perché provocano ritenzione idrica e favoriscono la formazione di depositi adiposi. Gli anti-istaminici assunti per periodi prolungati favoriscono un aumento del senso di fame e conseguente maggiore assunzione di cibo.
Oltre ai disturbi ansioso-depressivi anche altre malattie possono portare a un aumento di peso e a obesità, primo fra tutti il diabete. Per sottolineare lo stretto legame tra le due malattie, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha coniato un neologismo: diabesità.
L’80% dei soggetti diabetici di tipo 2 è in sovrappeso e il rischio di diabete di tipo 2 si triplica nei soggetti con IMC di 25-29.9 kg/m2 e aumenta di 20 volte nei soggetti con IMC maggiore o uguale a 30 kg/m2.
Con l’aumentare dell’età si tende ad aumentare anche il peso corporeo. Tale evoluzione è conseguenza non solo della storia naturale della malattia ma anche del progressivo allungamento della durata della vita.
Nelle donne, con l’ingresso nella fase della menopausa viene meno la protezione degli estrogeni e il grasso si ridistribuisce a livello addominale (grasso viscerale a mela) con il conseguente aumento dei rischi di incorrere in molte importanti patologie.
Fonti:
Bosello O, Cuzzolaro M – Conoscere e curare l’obesità. Kurtis Ed, 2004;
Milano W – L’obesità, Giovanni Fioriti Ed, 2009;
Sartorio A, Silvestri G – Obesità per saperne di più. EDRA Medical Publishing & New Media, 2002;
Istituto Auxologico Italiano, Obesità e genetica, 7° Rapporto sull’obesità in Italia, Il Pensiero Scientifico Ed, 2011;
Gremmigni P, Letizia L – Il problema obesità, Maggioli Ed, 2011