I costi dell’Obesità: un increscioso squilibrio tra carico economico e investimenti nelle risorse

I costi dell’Obesità: un increscioso squilibrio tra carico economico e investimenti nelle risorse

Con la consulenza del Prof. Giovanni Fattore, Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche & CERGAS-SDA, Università Bocconi, Milano

 

Che cosa sono i costi di una patologia

Negli ultimi cinquant’anni circa, da un punto di vista economico si lavora su un concetto di costo-opportunità per cercare di quantificare quale sia l’impatto economico di una determinata malattia. Tale carico deriva dalla somma dei costi sanitari, cioè tutti i costi diretti collegati all’assistenza, alla cura, all’uso della tecnologia etc di una determinata patologia ma anche ad altre tipologie di costi, come, per esempio:

  • i costi sociali non pagati dal Servizio Sanitario Nazionale (assistenza sociale formale, quando retribuiti o informale, quando garantiti da familiari e/o amici);
  • i costi di produttività (costi indiretti), che calcolano l’impatto che una malattia ha sulla forza lavoro, in termini di assenteismo (giorni di lavoro mancati al lavoro), minore produttività sul lavoro fino addirittura all’abbandono prematuro del mercato del lavoro. In quest’ultimo caso, non si tratta di maggiori costi nel senso di maggiori spese economiche ma del fatto che la malattia provoca una riduzione della capacità di produrre ricchezza di un determinato Paese.

 

Sono centinaia gli studi sui costi sociali dell’obesità

Tutti indicano costi sanitari e costi sociali esorbitanti, per la maggior parte in carico alla collettività. Alcune riflessioni su questo increscioso paradosso sono state condivise dal prof. Fattore durante la presentazione del “9° Rapporto sull’obesità in Italia. Ricerca, clinica e terapia: lo stato dell’arte” curato dall’Istituto Auxologico Italiano e pubblicato da Il Pensiero Scientifico Editore.

L’obesità, per la sua ampia e crescente diffusione e la sua influenza negativa sulla qualità di vita delle persone, ha effettivamente un importante impatto sull’economia socio-sanitaria, con una varietà di meccanismi:

  • il principale riguarda il fatto che l’obesità è fattore di rischio di numerose patologie; il paziente in eccesso di peso, ad esempio, è a maggiore rischio di malattie cardiovascolari, diabete, apnee notturne, malattie osteo-articolari, etc.
  • Queste malattie hanno altissimi costi assistenziali e producono effetti negativi sulla capacità degli individui di contribuire alla vita economica (costi di produzione economica).

 

Negli Stati Uniti, dove è stata condotta la maggior parte degli studi, i costi per l’obesità sono generalmente almeno doppi rispetto a quelli dei Paesi Europei, sia per la maggiore prevalenza dell’obesità negli USA sia per i maggiori costi sanitari medi del Sistema Sanitario Americano. Da ricordare che negli USA, la spesa sanitaria è circa il 17/18% del Prodotto Interno Lordo (PIL), decisamente più alta della nostra. È stato calcolato un costo sanitario annuo per paziente con obesità pari a quasi 2000 dollari pro-capite, con una spesa sanitaria attribuibile all’obesità pari al 20% della spesa sanitaria totale; le stime europee sono più contenute; in Italia appare ragionevole una stima pari al 4/5% della spesa sanitaria totale.

Uno studio europeo ha evidenziato un costo sociale complessivo lifetime di un bambino/ragazzo con obesità nel corso della sua vita pari a 170.000/180.000 euro, principalmente attribuibile a costi di produttività. Un bambino/adolescente con obesità avrà non soltanto una maggiore probabilità di essere un adulto obeso con tutte le conseguente dal punto di vista delle complicanze ma avrà anche una penalità in termini di produttività nel corso della sua vita futura. L’obesità diventa quindi un fattore debilitante non soltanto dal punto di vista sanitario ma anche da un punto di vista sociale, quindi anche in termini di reddito che la persona riesce ad ottenere nel mercato del lavoro.  Negli Stati Uniti, si stimano costi di produttività (costi indiretti) per l’obesità intorno al 3/4 % del Prodotto Interno Lordo (PIL), in Europa attorno all’1-2% del PIL.

 

Per l’Italia si può stimare che i costi sociali dell’obesità rappresentino almeno il 4% della spesa sanitaria italiana e che il complesso dei costi sociali valga qualche punto percentuale di PIL.

 

  • Pertanto, non solo l’obesità causa una drammatica perdita di anni di vita attesa e di qualità di vita, ma impoverisce le persone interessate e la società in generale sia a causa dei maggiori costi sanitari (principalmente per i rischi correlati all’obesità) sia a causa dei suoi effetti sulla capacità delle persone obese di produrre economicamente.
  • L’obesità, essendo fattore di rischio di numerose patologie, impatta sulla perdita di giornate lavorative, sulla produttività per ora lavorata e sul prepensionamento.

 

Uno studio condotto dall’Istituto Auxologico Italiano su oltre 6.000 pazienti con obesità grave o complicata da altre patologie ha evidenziato una probabilità di ospedalizzazione di almeno tre volte maggiore con conseguente aumento dei costi sanitari, stimato in circa 2.400 euro per anno, quindi un impatto importante sui costi ospedalieri.

 

Un altro studio italiano ha osservato i dati di un database di registri di medicina generale incrociandoli con un altro database di tariffe di diversi servizi sanitari erogati. Ciò ha consentito di seguire nel corso del tempo – dal 2004 al 2010 –  circa 550.000 pazienti, andando a monitorare una serie di parametri indicatori. Se prendiamo ad esempio la fascia tra 44 e 65 anni, i costi totali pro-capite sono risultati il 10% più alti per le persone in sovrappeso a parità di altre condizioni, il 27% superiori per i pazienti con obesità e il 68% per i pazienti con grande obesità.

 

Dal punto di vista delle attività di ricerca è fondamentale andare oltre

Evidenze sia epidemiologiche che economiche sottolineano a chiare lettere la stringente necessità di ingenti investimenti nella ricerca per prevenire e contrastare l’obesità.
La ricerca economica, oltre ad evidenziare i costi dell’obesità, dovrebbe essere più coinvolta per valutare costi-efficacia e costi-benefici dei potenziali interventi.
Anche rispetto alla dimensione economica, occorre individuare e testare strategie di intervento efficaci, che effettivamente permettano una netta riduzione dell’incidenza e della prevalenza dell’obesità, anche per le generazioni future.

Considerando gli straordinari costi sanitari e sociali dell’obesità, appare sconvolgente la scarsa quantità di risorse destinata a contrastarla. È veramente irrazionale investire così poco per una malattia cronica – l’obesità appunto – che è così importante per la salute e l’economia del nostro Paese. Anche a confronto di altre malattie croniche non trasmissibili, un esempio per tutte: il diabete, dove gli investimenti anche economici sono ingenti.

 

 

 

References

9° Rapporto sull’obesità in Italia
Ricerca, clinica e terapia: lo stato dell’arte
Istituto Auxologico Italiano
Il Pensiero Scientifico Editore, luglio 2021

– The lifetime costs of overweight and obesity in childhood and adolescence: a systematic review
D Hamilton, A Dee, I J Perry
Obes Rev 2018 Apr;19(4):452-463

 

– Healthcare usage and economic impact of non-treated obesity in Italy: findings from a retrospective administrative and clinical database analysis
Annamaria Colao, Marcello Lucchese, Monica D’Adamo, Silvia Savastano, Enrico Facchiano, Chiara Veronesi, Valerio Blini, Luca Degli Esposti, Paolo Sbraccia
BMJ Open 2017 Feb 24;7(2):e013899

– Estimating the Medical Care Costs of Obesity in the United States: Systematic Review, Meta-Analysis, and Empirical Analysis
David D Kim, Anirban Basu
Value Health Jul-Aug 2016;19(5):602-13

– Excess body weight increases the burden of age-associated chronic diseases and their associated health care expenditures
Vincenzo Atella, Joanna Kopinska, Gerardo Medea, Federico Belotti, Valeria Tosti, Andrea Piano Mortari, Claudio Cricelli, Luigi Fontana
Aging (Albany NY) 2015 Oct;7(10):882-92

– Hospitalization rates and cost in severe or complicated obesity: an Italian cohort study
Enrica Migliore , Eva Pagano, Dario Mirabelli, Ileana Baldi, Dario Gregori, Carlo Zocchetti, Cristina Tuzzi, Franco Balzola, Maria Letizia Petroni, Franco Merletti
BMC Public Health 2013 Jun 5;13:544

 

 

 

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