Obesità: perdere peso o superare le abbuffate?

Obesità: perdere peso o superare le abbuffate?

A cura della d.ssa Stefania Comai*, psicologa dello sviluppo e dell’educazione con un Master in Psicobiologia della nutrizione e del comportamento alimentare

 

Obesità: perdere peso o superare gli attacchi di fame? Come analizzare risorse e criticità per definire i propri obiettivi.

 

Molti pazienti con obesità hanno un rapporto conflittuale con il cibo: lo temono, lo evitano, lo vivono come una minaccia o … un’ancora di salvezza. Chi ha momenti di dis-controllo può portare con sé anche una profonda insoddisfazione per il proprio peso corporeo e ciò che ne consegue: complicanze per la salute, limitazioni nelle autonomie, disagio emotivo legato alla propria immagine corporea ed al giudizio degli altri. Nasce quindi la richiesta di un calo ponderale, con l’aspettativa che questo possa riportare equilibrio e benessere nella propria vita.

 

Regolare il proprio rapporto con il cibo e perdere peso non sono obiettivi equivalenti

Chi vive un profondo desiderio di cambiamento si scontra con le difficoltà di realizzarlo e può accumulare frustrazione e senso di fallimento. È quindi importante definire con chiarezza quale obiettivo risponda ai bisogni che la persona esprime, analizzando con obiettività le risorse e gli ostacoli che questo momento presenta.

 

Mettere a terra un desiderio: definire il proprio obiettivo

Nella terapia cognitivo-comportamentale si ricorre spesso alla bilancia decisionale per valutare i pro e i contro di un cambiamento. Quando valutano i vantaggi dello smettere di abbuffarsi, molte persone fanno riferimento alla possibilità di “sentirsi più piacevoli o attraenti”, “trovare vestiti della propria taglia”, “fare finalmente il bagno al mare”, aspetti che sembrano più direttamente collegati ad un obiettivo di dimagrimento. Quale scopo hanno davvero in mente: superare gli attacchi di fame o calare di peso? Certo recuperare un rapporto equilibrato con il cibo può portare nel tempo a un calo graduale, ma questa non è una conseguenza automatica né è l’obiettivo prioritario quando si lavora con le abbuffate e la fame compulsiva.

Percorsi che mirano a regolare il comportamento alimentare spesso precisano che il programma non prevede di per sé un dimagrimento e questo è un fattore a volte demotivante per il paziente. Definire con chiarezza l’obiettivo è dunque fondamentale per fare scelte sane e funzionali: per chi ha episodi di dis-controllo sul cibo mirare al dimagrimento può stimolare atteggiamenti di restrizione (saltare i pasti, ridurre le porzioni, evitare cibi “proibiti”) che rinforzano il circolo vizioso delle abbuffate.

Lavorare in primo luogo sul comportamento alimentare non significa comunque rinunciare a un obiettivo di peso sano. È però importante definire delle priorità che tengano conto dei propri bisogni ma anche delle risorse e criticità del momento. Un esercizio utile allo scopo è l’analisi SWOT, uno strumento preso in prestito dalla psicologia del lavoro che consente di fare un bilancio utile a trovare la strategia d’azione più adatta.

 

Primo passo: Fotografare il presente

L’acronimo SWOT guida all’analisi dei propri punti di forza (Strenghts), i punti di debolezza (Weaknesses), le opportunità che il contesto presenta (Opportunities), come anche le sue minacce (Threats).

Sia l’obiettivo di perdere peso che quello di interrompere le abbuffate può nascere da un bisogno urgente dove il rischio per la salute o il malessere psicologico si fanno pressanti. Proprio per questo è importante cercare di essere obiettivi nel calibrare ciò che ragionevolmente ci si può chiedere, senza costruire alibi e giocare al ribasso ma nemmeno proponendosi sforzi e sacrifici sproporzionati. Proviamo quindi a costruire una fotografia del presente e a valutare quali informazioni utili al nostro obiettivo possa fornirci.

 

S (Strenghts). Risorse personali e punti di forza

Chi convive da anni con l’obesità o soffre di attacchi di fame fatica spesso a riconoscersi delle capacità o caratteristiche positive. Per iniziare a ricostruire un’idea di sé meno legata al peso o al rapporto con il cibo può essere utile seguire alcuni suggerimenti:

  • Prendere spunto da diversi ambiti di vita

Quali competenze esprimi nel lavoro o nelle relazioni sociali? Quali hai maturato attraverso l’esperienza? Hai passioni o interessi che ti piace coltivare? Ti aiutano a ricaricare le energie? Cosa dicono di te?

  • Chiedere feedback a persone care e di fiducia

Quali tue caratteristiche ti rimandano? Si rivolgono a te per ragioni specifiche? Su cosa sanno di poter contare?

  • Fare riferimento alla propria esperienza

Quali risultati positivi riconosci di aver ottenuto nella vita? Cosa ha funzionato nei tentativi precedenti di perdere peso o regolare l’alimentazione? Quali tue risorse te lo hanno consentito?

  • Conoscenza e consapevolezza. Il livello di conoscenze e le informazioni di cui si dispone può rappresentare una risorsa importante, come anche la consapevolezza rispetto al proprio funzionamento: essere consapevoli dei propri bisogni, dei propri gusti, dei timori e delle resistenze o di ciò che in passato ha funzionato.
  • Rappresenta il motore di ogni cambiamento, tanto più quando è intrinseca, cioè nasce da dentro e non è indotta da pressioni del proprio ambiente familiare o sociale. La motivazione può oscillare perché anche i comportamenti più nocivi hanno una funzione che li rende complessi da eliminare (a cosa può servire abbuffarti? Quali vantaggi può avere un corpo in eccesso di peso?). Comprendere cosa spinge verso un obiettivo aiuta a fare scelte più mirate di intervento.
  • Valori personali. Se l’obiettivo rappresenta la meta da raggiungere, i valori raccontano perché quella meta è importante. Ogni persona ne è portatrice: la salute, il rispetto per sé stessi, il desiderio di godersi la vita, la realizzazione di sé, ecc. Quando i nostri comportamenti abituali si allontanano per diverse ragioni dai valori che riteniamo importanti è più difficile trovare senso e motivazione nei nostri sforzi, che siano rivolti a seguire una dieta o a fare pace con il cibo.

 

W (Weaknesses). Fragilità e aree di miglioramento

Porre l’attenzione sui propri punti deboli può suonare demotivante ma è importante per prevenire possibili ostacoli e affrontare le ricadute come battute d’arresto superabili. Quali aspetti individuali potrebbero rappresentare un ostacolo verso il  raggiungimento del proprio obiettivo?

  • Pensieri disfunzionali. Si sottovaluta spesso il peso che idee, pensieri o credenze hanno sullo stato emotivo ed il comportamento. Possono essere delle opinioni specifiche o anche degli stili di pensiero: la rigidità del “tutto o nulla”, la credenza di essere senza forza di volontà, la tendenza a cercare sempre una causa esterna e di essere impotenti di fronte a ciò che accade (per es il metabolismo, la costituzione, la dieta che non funziona, il lavoro che genera stress, ecc.).
  • Giudizio e scarsa autostima. Un atteggiamento svalutante o autocritico si rivela spesso una profezia che si autoavvera. La scarsa autostima può nascere da frequenti tentativi falliti di perdita di peso, dal rapido recupero dopo un iniziale calo, da episodi di perdita di controllo con il cibo come anche dall’interiorizzazione dello stigma verso l’obesità sperimentato nelle diverse fasi di vita.
  • Sfiducia. Non conta solo il senso di efficacia personale ma anche la fiducia nella possibilità che l’obiettivo sia di per sé realistico e raggiungibile. Rispetto al dimagrimento, può generare sconforto accettare che il peso non sia del tutto sotto il nostro controllo e che esistano fattori (genetici, metabolici o legati alla distribuzione del grasso corporeo) al di fuori della nostra possibilità di intervento. Il confronto con un professionista può aiutare a stabilire il giusto confine tra cambiamento e accettazione.
  • Rigidità e resistenza al cambiamento. Ogni persona costruisce nel tempo un’idea di sé e modi personali di affrontare le situazioni. L’abitudinarietà, il timore di essere giudicati o di sbagliare, lo scetticismo verso soluzioni mai sperimentate sono solo alcuni degli ostacoli al pensiero creativo, cioè alla capacità di immaginare delle alternative nuove o diverse da quelle abituali. È importante saper riconosce quali soluzioni ci risultino più adatte ed efficaci, ma può essere un limite precludersi la possibilità di tentarne di nuove.
  • Fretta e aspettative di risultato. Immaginare sé stessi liberi dalle abbuffate o dall’eccesso di peso è una tecnica utilizzata per mantenere alta la motivazione. Tuttavia, focalizzarsi sul risultato ultimo può essere frustrante se si perde di vista il processo, la pazienza e l’impegno necessario a raggiungerlo. Per questo si suggerisce di fissare degli obiettivi intermedi, che possono consistere anche in piccole modifiche nelle proprie abitudini quotidiane.

 

O (Opportunities). Le risorse intorno a noi

L’obesità può essere una condizione che isola dal mondo. Saper chiedere aiuto è solo uno dei modi per cogliere le opportunità che il proprio ambiente di vita presenta. Vediamone anche altri.

  • Amicizia e socialità. Costruire e mantenere relazioni sociali appaganti è una risorsa a prescindere dal supporto materiale. In una relazione sana si può sperimentare senso di accettazione e assenza di giudizio, come anche condividere interessi e divertimento che ricaricano le energie. Un lavoro su di sé richiede un impegno importante: riconosciamolo e concediamoci uno spazio di recupero.
  • Famiglia. È difficile intraprendere un percorso senza che le persone più vicine (partner, genitori, figli, ecc.) ne siano in qualche modo coinvolte. La famiglia spesso rappresenta un’arma a doppio taglio. Posto che il nostro obiettivo è una nostra responsabilità, diventa importante comunicare ai propri cari come potrebbero esserci d’aiuto: potrebbe riguardare il fare qualcosa (per es. uscire insieme a fare due passi con regolarità, condividere il pasto seduti a tavola ogni volta che è possibile) o il non fare qualcosa (per es. evitare di comprare alcuni alimenti o prediligere le monoporzioni). Va inoltre sempre tenuto presente che mantenere sane abitudini di vita fa bene a tutti e non è un obiettivo esclusivo di chi soffre di obesità.
  • Gruppi di supporto ed esperienze di testimonianza. Molte persone che soffrono di binge eatingricordano il momento in cui hanno appreso di non essere le sole a vivere questo disagio. Benché le storie possano essere differenti, il confronto con chi conosce una sofferenza simile alla propria può rappresentare un sostegno che fa la differenza. Può venire da gruppi di auto mutuo aiuto o di psico-educazione, come anche da canali social di associazioni. Chi ha più timore di esporsi può trarre supporto nella lettura di testimonianze e racconti autobiografici.
  • Professionisti sanitari e della psico-nutrizione. L’obesità è una condizione di rischio per gravi complicanze sulla salute, come il disturbo da alimentazione incontrollata è un disagio psicologico spesso associato ad altre forme di fragilità personale. È importante riconoscere la necessità di rivolgersi a figure con competenza specifica o a centri specialistici.

 

T (Threads). Riconoscere i rischi dietro l’angolo

Ogni contesto e situazione può presentare rischi e criticità: riconoscerli e tenerne conto può essere utile a rendere il percorso verso il proprio obiettivo meno accidentato.

  • Supporto familiare e condivisione dell’obiettivo. Ciò che è importante per noi non è scontato che sia altrettanto significativo per i nostri cari: può esserci esplicita contrarietà ma anche atteggiamenti che tendono a sminuire o banalizzare i propri intenti. Molte persone lamentano ad esempio la scarsa empatia del partner nel procurare e rendere disponibile molto cibo in casa. Al contrario si possono vivere forti pressioni ed aspettative da parte dei familiari, che generano anche ansia, frustrazione e timore di deludere.
  • Condizioni di vita e di lavoro. Benché diventi spesso un alibi nel riorganizzare le proprie abitudini, molte persone si trovano costrette in ritmi di vita poco rispettosi dei propri bisogni (riposo, benessere, alimentazione regolare, vita attiva, ecc.): basti pensare ai turni di lavoro che non prevedono lo spazio per un pasto/spuntino. Un piano nutrizionale sostenibile deve tenere conto realisticamente del tempo e dell’impegno che una persona può investire; d’altro canto modificare gradualmente le proprie abitudini richiede un qualche sforzo di riorganizzazione. Tanto più quando il rischio per la salute è elevato o il disagio psicologico compromette la qualità della vita e delle relazioni, si prospetta la necessità di mettere il proprio benessere al primo posto.
  • Pregiudizio sociale e industria delle diete. La considerazione che la società esprime ad ogni età verso il sovrappeso e l’obesità può amplificare la svalutazione di sé e la sfiducia verso le proprie possibilità di cambiamento. D’altro canto il dimagrimento e la sana alimentazione sono diventate oggetto di vere e proprie nicchie di mercato, rendendo sempre più ampia e diversificata l’offerta di alimenti, di diete fino anche di modelli alimentari ideali. Proprio per questo diventa importante il supporto di un professionista che aiuti ad esercitare senso critico nelle scelte di consumo e a tutelare la salute da interessi di tutt’altra natura.

 

Per passare all’azione

Perdere peso o ristabilire un rapporto equilibrato con il cibo rimangono a lungo aspirazioni o desideri. Metterli a terra e definirli con chiarezza permette di ipotizzare azioni e strategie, costruendo nel tempo un piano che potrà essere sperimentato, corretto e rielaborato. Per fare questo è importante tenere conto delle proprie risorse ma anche delle proprie criticità, come dei vantaggi e svantaggi del contesto.

 

Fotografare il presente con onestà significa abbandonare l’idea di efficaci strategie risolutive per scegliere piuttosto come fare leva sulle proprie competenze e sfruttare le opportunità per passare all’azione.

 

 

References

– Cardel MI et al. Perceived barriers/facilitators to a healthy lifestyle among diverse adolescents with overweight/obesity: A qualitative studyObes Sci Pract 2020 Aug 18; 6(6): 638-648

– Cooper Z et al – Controlling binge eating and weight: a treatment for binge eating disorder worth researching? Eat Weight Disord 2020 Aug; 25 (4); 1105-1109

– McVay MA et al – Perceived barriers and facilitators of initiation of behavioral weight loss intervention among adults with obesity: a qualitative studyBMC Public Health 2018 Jul 11; 18:854

– Rollnick S et al – Cambiare stili di vita non salutari. Strategie di couseling motivazionale breve. Erickson 2003

 

 

 

* La d.ssa Stefania Comai è psicologa dello sviluppo e dell’educazione con un Master in Psicobiologia della nutrizione e del comportamento alimentare (Università di Tor Vergata, Campus Bio-Medico di Roma). Ha conseguito una seconda laura specialistica in Filosofia morale e bioetica presso l’Università degli Studi di Bologna. Si è formata nell’ambito dell’intervento psicologico in diabetologia e in chirurgia bariatrica. Ha intrapreso la specializzazione in psicoterapia ad indirizzo Familiare Relazionale presso l’Istituto di Terapia Familiare di Bologna. Segue inoltre il percorso di promotore delle life skills presso l’Associazione Life Skills Italia. Esercita la libera professione a Bologna.
Per maggiori informazioni: https://www.stefaniacomai.com/

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