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Intervento del prof. Sergio Gentilli, Direttore SCDU* Clinica Chirurgica, Università degli Studi del Piemonte Orientale, AOU Maggiore della Carità, Novara.
* Struttura Complessa a Direzione Universitaria
Quali sono i possibili rischi e le complicanze a cui può andare incontro un paziente con obesità, operato di chirurgia bariatrica? È una domanda frequente che richiede una premessa ovvero che non esiste un intervento chirurgico senza la possibilità di complicanze. Per la chirurgia bariatrica, le complicanze gravano per circa il 2% dei pazienti operati e possono essere riconducibili a tre momenti fondamentali: immediate, precoci e tardive.
Le complicanze immediate sono quelle che possono insorgere in sala operatoria, durante l’intervento chirurgico. Si tratta soprattutto di complicanze emorragiche (sanguinamento). Sono estremamente rare ma – ovviamente quando si fa firmare il consenso al paziente, vanno tenute presenti anche queste. Sono complicanze che possono essere risolte in laparoscopia ma talvolta è necessaria la conversione dell’intervento in un intervento di chirurgia tradizionale.
Le complicanze precoci sono quelle che possono comparire nei primi giorni dopo l’intervento di chirurgia bariatrica. Si tratta delle complicanze più temibili, le fistole. Che cos’è una fistola? La fistola è un cedimento di una parte della sutura che è stata fatta e la dispersione conseguente del contenuto gastrico nella cavità del peritoneo. Questo tipo di complicanza è grave ma può essere gestita in diversi modi. Generalmente viene approcciata con una procedura endoscopica e il conseguente posizionamento di una protesi endogastrica temporanea a tutore della fistola. Questo approccio, nella stragrande maggioranza dei casi, è sufficiente per gestire questo problema. Se così non è controllabile, è necessario il re-intervento.
Le complicanze tardive della chirurgia bariatrica possono essere fondamentalmente due: quelle legate alla formazione di un’ernia sulle porte di accesso o quelle che si chiamano ernie interne. In questo caso, l’importante dimagrimento che ha subito il paziente operato lascia aperte delle porte dentro le quali possono insinuarsi delle anse e formare delle ernie interne, anche a distanza di anni dall’intervento, con necessità poi spesso di interventi chirurgici di correzione.