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L’obesità è una patologia che ha un forte impatto socio-sanitario a Napoli e in generale in tutta la Campania che insieme a Molise, Abruzzo e Puglia rappresentano le regioni a maggior incidenza di eccesso di peso e problematiche correlate. Secondo il Rapporto Osservasalute 2016, che fa riferimento ai risultati dell’Indagine Multiscopo dell’Istat “Aspetti della vita quotidiana” in Campania il 39,3% della popolazione adulta è in sovrappeso e ben l’ 11,7% è obesa, un dato in crescita. Ciò che preoccupa oggi è anche la crescente incidenza dell’obesità infantile che ha in Campania il suo massimo picco, con bel il 36.1% dei bambini tra i 6 e i 17 anni in eccesso di peso.
Parliamo di questi fenomeni con il prof. Pietro Maida, Direttore della UOC di Chirurgia Generale –dell’Ospedale Evangelico Villa Betania di Napoli, che è anche Centro di Laparoscopia Avanzata, di Chirurgia Metabolico-Bariatrica e Centro di riferimento della Scuola Nazionale di Chirurgia dell’Obesità ACOI-SICOB, che ringraziamo per la collaborazione e la disponibilità.
Prof. Maida, come mai questo primato di eccesso di peso nel territorio partenopeo? È solo una questione di errata alimentazione? E’ un problema di cultura familiare?
Sono anni che a Napoli, e in Campania un po’ più in generale, abbiamo il primato di obesità adolescenziale e quindi, presumibilmente, siamo proiettati ad avere lo stesso primato anche per gli adulti. Così come l’obesità necessita di un approccio multifattoriale, anche le cause sono multifattoriali e la grande incidenza nel nostro territorio ne ha varie. Alcune sono comuni a tutte le latitudini, e prima su tutte c’è il fatto che siamo quella parte di mondo dove c’è più benessere e questo va a braccetto con l’eccessiva alimentazione. E poi, qui da noi, ci sono naturalmente problemi legati alla nostra cultura: ad esempio, che il bambino “cicciotto” sia considerato bello e simpatico, fa parte da sempre del nostro modo di pensare e solo negli ultimi tempi abbiamo cominciato a capire che forse non è proprio così! Basti pensare ai ginecologi, che solo da pochi anni impongono diete rigidissime alle loro pazienti, in contrapposizione alla vecchia (ma neanche tanto) convinzione che più kg si prendessero in gravidanza, maggiore sarebbe stata la bellezza e la salute del bambino e soprattutto la valenza di fattrice della madre. Insomma, tutta una serie di convinzioni che poi alla fine si sono rivelate errate. E poi c’è anche un problema di cultura familiare, perché non è assolutamente insolito vedere intere famiglie di persone obese. Ciò a testimonianza del fatto che le cattive abitudini (mangiare troppo e/o mangiare male, vita sedentaria) si trasmettono e si reiterano in maniera molto forte e si radicano fin dai primi anni di vita.
Villa Betania è una struttura accreditata, che cosa si intende esattamente? Quali opportunità offre?
La sanità accreditata è l’altro tipo di sanità, che si affianca a quella pubblica, con un’offerta sia regionale che nazionale. A livello nazionale, la sanità accreditata è responsabile di circa il 30% delle prestazioni effettuate. Stiamo quindi parlando di una realtà molto ben consolidata, che spesso si associa anche ad una qualità che sopravanza quella del pubblico e sempre si combina a un’attenta amministrazione. Questo si traduce nel fatto che, sostanzialmente, in una struttura accreditata si effettuano le stesse prestazioni di quella pubblica, ma ad un costo nettamente inferiore (parliamo ovviamente di costo per il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) e non per il cittadino). Le strutture accreditate, per quanto riguarda l’interfaccia con i pazienti, funzionano esattamente come quelle pubbliche: è possibile accedervi tramite impegnative, effettuando esami diagnostici, ricoveri, interventi e quant’altro, essendo completamente coperti dal SSN.
Le opportunità intese come vantaggio per il cittadino, rispetto al pubblico, sono molteplici. Ad esempio, e per noi a Villa Betania è così, vi è una maggiore facilità nell’accesso al contatto col medico e una migliore organizzazione per quanto riguarda l’offerta di servizi, sia in regime ambulatoriale che di ricovero. Questo, purtroppo, almeno nel campo della chirurgia dell’obesità, non sempre si traduce in una lista di attesa più breve, perché in realtà tutte le strutture che si occupano di obesità in maniera intensiva finiscono con l’avere liste d’attesa molto lunghe e questo è un problema nazionale che affonda le sue radici in problematiche di cui magari parleremo in separata sede.
I progressi della laparoscopia quanto contano nella recente evoluzione della chirurgia dell’obesità?
La chirurgia dell’obesità è nata più di 40-45 anni fa (tra l’altro uno dei primissimi interventi di chirurgia bariatrica, il cosiddetto “Scopinaro” è stato eseguito ad opera di un italiano, il prof. Scopinaro, appunto, che è stato uno dei pionieri nel campo), ha vissuto un periodo di disgrazia, perché inizialmente i risultati non erano brillanti, soprattutto a causa delle conseguenze dovute alle grosse incisioni che tardavano a guarire ed evolvevano facilmente in problematiche di vario genere. La chirurgia dell’obesità ha avuto poi un suo riscatto quando, circa 27/28 anni fa, è stata introdotta la laparoscopia nella pratica chirurgica quotidiana.
La laparoscopia consente, con delle piccole incisioni, di avere accesso alla cavità addominale per effettuare gli interventi. Questo permette di mantenere l’integrità della parete addominale (che, chiaramente, in un paziente con obesità è la cosa più importante in assoluto), diminuisce i tempi di ripresa, ha di fatto azzerato alcune problematiche – ad esempio, la trombosi degli arti inferiori – che all’epoca costituiva una delle principali complicanze degli interventi in open di chirurgia bariatrica e ha consentito lo sviluppo di nuovi interventi, che prima non esistevano, tra cui la Sleeve (la gastrectomia verticale o “a manico di ombrello”) che in questo momento è l’intervento più eseguito al mondo, il più popolare in assoluto.
Quanti pazienti visitate per eccesso di peso e quanti ne operate?
Come centro di riferimento per la chirurgia dell’obesità, abbiamo una selezione a monte dei pazienti che si rivolgono al nostro ambulatorio. La percentuale precisa mi sfugge, al momento, ma operiamo la stragrande maggioranza dei pazienti, che vengono qui comunque già orientati. Diverso è quando invece si prende in considerazione un ambulatorio rivolto a pazienti in sovrappeso o di chirurgia generale: lì la percentuale di malati che si rivolgono all’ambulatorio e che poi vengono operati è di gran lunga inferiore. Giova ricordare che esistono delle regole, dei parametri piuttosto rigidi, delle linee guida, emanate dalla Società della Chirurgia dell’Obesità (SICOB), che dicono chiaramente che si possono operare solo alcuni soggetti, solamente al di sopra di un certo Indice di Massa Corporea. In realtà, quindi, la vera selezione la fa proprio l’aderenza a queste linee guida, aggiornate di recente e che deve essere assoluta.
La chirurgia bariatrica è l’unica reale soluzione all’obesità patologica?
Esistono diversi studi, risalenti ad un bel po’ di tempo fa e quindi ormai consolidati, che hanno dimostrato che la chirurgia bariatrica è l’unico approccio che consente di combattere l’obesità patologica in maniera efficace e duratura. Tutto questo non può avvenire né con le diete, né con l’esercizio fisico, né tanto meno con i farmaci. Sono dati, questi, che hanno portato alla crescente affermazione di questo tipo di approccio, tant’è che adesso, proprio da quest’anno, la chirurgia bariatrica, e il bypass gastrico in particolar modo, è stata riconosciuta come terapia per il diabete nei pazienti obesi non patologici.
Com’è strutturato il vostro Centro ? Ha un approccio multidisciplinare?
La Società della Chirurgia dell’obesità (SICOB) ha da tempo codificato i requisiti che devono essere posseduti da un centro che si occupi seriamente di chirurgica bariatrica. Dev’essere un centro che, ovviamente, prevede un approccio multidisciplinare, che ormai è l’unico approccio riconosciuto, concreto ed efficace. Le figure che assolutamente devono essere presenti, al di là del chirurgo, sono il nutrizionista, lo psicologo e l’endocrinologo, uniti anche all’anestesista, al gastroenterologo e l’endoscopista, quando si arriva a livelli più complessi e di preparazione all’intervento. Noi siamo naturalmente organizzati in tal senso ed è poi l’organizzazione che ricalca quella che hanno tutti i centri di riferimento nazionali.
Quali tipi di interventi eseguite sulla persona con obesità?
Gli interventi maggiormente eseguiti, anche da noi, sono il bendaggio gastrico, la Sleeve Gastrectomy (gastrectomia verticale) e il bypass gastrico. A questi si aggiungono, a livello generale, il mini bypass gastrico, la diversione bilio pancreatica, il bypass bilio intestinale e la gastroplastica verticale che però hanno una diffusione decisamente inferiore. Noi, nel nostro centro a Villa Betania, manteniamo un atteggiamento progressivo, consapevoli del fatto che non esiste l’intervento perfetto e quindi la ripresa di peso, a distanza di tempo, è un evento da prendere in considerazione. Per questo motivo, salvo casi eccezionali, cerchiamo di non partire direttamente col bypass gastrico, che è un intervento oltre il quale si può fare ben poco, ma di andare per gradi rispettando il grado di complessità dei vari interventi.
Com’è organizzato il percorso del paziente dalla prima visita al follow-up?
Il percorso del paziente bariatrico che si rivolge a noi è abbastanza standardizzato e l’organizzazione è stata delineata sulla base dei consigli forniti sia dalla Società della Chirurgia dell’Obesità (SICOB), sia dalla Società italiana dello studio sull’obesità (SIO). E’ un percorso che non si può improvvisare, questo perché, come detto in precedenza, l’obesità è una malattia multifattoriale che prevede un approccio multidisciplinare. Per quello che ci riguarda, la prima visita la fa un chirurgo, o comunque un medico afferente a vario titolo al reparto di chirurgia, che fornisce un primo inquadramento del paziente, a cui poi seguono delle visite specialistiche e che sono quella col nutrizionista e con lo psicologo. A questo punto, se il paziente è idoneo alla chirurgia, farà la visita anche con il chirurgo che lo opererà. Una volta che il paziente ha completato le visite preliminari, ci riuniamo in equipe e decidiamo, confrontando esperienze ed impressioni, quale debba essere il trattamento migliore da effettuare. Ovviamente poi, a seconda della scelta (che può essere o solo la dieta, o una procedura intermedia come il palloncino, o un intervento maggiore, qualunque esso sia), si indirizza il paziente ai vari percorsi. Quello maggiormente strutturato è quello che riguarda i candidati all’intervento chirurgico e prevede, oltre che la preospedalizzazione, la consulenza di altri specialisti, tra cui sicuramente l’anestesista, il gastroenterologo, il diabetologo, l’endocrinologo, lo pneumologo e varie altre figure professionali, a seconda di quella che occorre consultare sulla base delle necessità individuali. Tutto questo accompagna il paziente alla procedura scelta e da lì inizia il periodo del controllo della procedura eseguita, dell’impatto che questa ha avuto sul paziente e quindi il cosiddetto periodo di follow up che nel paziente bariatrico ha un’importanza fondamentale.
Naturalmente, i controlli differiscono in base alla procedura effettuata e nell’ambito delle procedure chirurgiche, a seconda del tipo di intervento, differiscono per tempi, che vengono decisi di volta in volta a seconda del paziente, e per le persone coinvolte. Ad esempio, un paziente sottoposto al posizionamento del palloncino necessiterà anche dell’endoscopista, mentre quelli operati necessiteranno anche del chirurgo.
I pazienti ritornano per i controlli? Dovete sollecitarli?
In linea di massima, i pazienti tornano ai controlli e frequentano l’ambulatorio. Ovviamente anche noi abbiamo una percentuale, che definirei fisiologica, di perdita di pazienti, mano a mano che questi si allontanano nel tempo dalla procedura e che i risultati tendono a migliorare e a stabilizzarsi. Un paziente che ha perso i kg che si era prefissato di perdere e che ha un peso stabile, tenderà ad effettuare meno controlli. Di per sé questo non è un fatto grave, mentre può essere grave e dannoso per il paziente che smette di venire nonostante il subentrare di problematiche, o l’arresto precoce del calo ponderale o, peggio ancora, se si dovesse manifestare una ripresa del peso. In questi casi è ovviamente consigliabile ritornare subito a controllo per cercare di affrontare il problema più precocemente possibile, per non vanificare l’intervento e/o i sacrifici fatti e i risultati ottenuti.
Alla dimissione consigliate al paziente di rivolgersi a un’Associazione Pazienti per poter condividere esperienze e supporto con altri pazienti che hanno vissuto storie simili. Il paziente si sente meno solo…
No, solitamente non abbiamo mai consigliato ai pazienti dimessi di rivolgersi alle Associazioni e per la verità non ce ne sono molte dalle nostre parti. Riteniamo però effettivamente utile che lo facciano, tant’è che a distanza di anni, forse un po’ troppi (ma meglio tardi che mai…!) abbiamo pensato di dare un’organizzazione a tutto questo, attivando un gruppo su Facebook, che vuole essere un sostegno sia per i pazienti che si approcciano per la prima volta al problema, ma anche e soprattutto per quelli che una volta operati, oltre al supporto dell’ambulatorio, possano avvalersi, tramite il gruppo, di un supporto più costante e più immediato.
Qual è la sua esperienza in merito all’utilizzo dei social network?
I risultati dell’attività del gruppo su Facebook sono estremamente preliminari… se può avere senso citare un dato numerico, possiamo sicuramente dire che abbiamo avuto un incremento costante degli iscritti che, in soli 6 mesi, ha superato di gran lunga le mille persone e questo penso vada interpretato come un segno di gradimento da parte degli utenti, un’attenzione positiva, da parte dei nostri pazienti, nei confronti della nostra attività.
Ovviamente questa attività presuppone un impegno ancora maggiore e il coinvolgimento di ancora più persone, però se tutto questo può avere un senso per rendere meno pesante sia l’approccio alla patologia, sia il decorso post operatorio, siamo ben lieti di fare tutto ciò. Se mi è concesso, vorrei approfittare dell’occasione per ringraziare tutte le persone che mi danno una mano e grazie ai media, che diffondono opinioni e messaggi, spero che queste mie parole arrivino a destinazione. Grazie a voi per questa opportunità!