L’aumento di volume delle cellule adipose (adipociti) è responsabile dei segni fisici dell’obesità. Le conseguenze metaboliche della malattia derivano dalla sintesi di citochine, sostanze rilasciate dagli adipociti ipertrofici e dall’infiammazione che si sviluppa nell’ambiente in cui si trovano.
Per ogni aumento del 5% di BMI, il rischio di diabete di tipo 2 aumenta del 120%, il rischio di nefropatia del 60%, e il rischio di mortalità del 30%. Il controllo del peso e una vita sana dovrebbero essere promosse sin dalla gravidanza e dall’infanzia. Per prevenire i danni metabolici dell’obesità, i medici giocano un ruolo importante nella valutazione precoce e nel trattamento delle comorbidità nelle persone con obesità.
Diabete di tipo 2
Il grasso che si accumula intorno alla vita (obesità viscerale) è un organo metabolicamente attivo che secerne sostanze che vanno ad interferire con altri organi. Più ce n’è e più queste sostante sono in grado di causare infiammazione e insulino-resistenza, che hanno come conseguenza il diabete di tipo 2 in oltre il 90% dei casi. Le due malattie sono così associate tanto da meritare il neologismo “diabesità” coniato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). In Italia purtroppo si tende a trascurare la cura dell’obesità che è la vera causa del diabete di tipo 2. Ci sono studi recenti che hanno dimostrato che basta perdere il 5% del proprio peso corporeo per ridurre notevolmente la spesa di farmaci antidiabetici. La stessa cosa vale per l’ipertensione.
Tumori
L’obesità si associa allo sviluppo di alcune forme di tumore, particolarmente nelle donne. La produzione di estrogeni da parte del tessuto adiposo (grasso) e il rischio correlato di tumore dell’endometrio e di cancro della mammella sono ben noti. Nelle donne in post-menopausa, il tessuto adiposo rappresenta la fonte principale di estrogeni, considerata la progressiva inattività delle ovaie. Inoltre, i numerosi fattori di crescita cellulare prodotti dal tessuto adiposo come il fattore-21 di crescita dei fibroblasti (FGF), il nerve growth factor (NGF) o fattore di crescita nervoso, il fattore di crescita dell’endotelio vascolare , fattore di crescita trasformante beta (o TGF-β) così come l’insulina possono anche avere un ruolo nella crescita delle cellule che potrebbero diventare maligne contribuendo ad aumentare il rischio potenziale di diverse forme di cancro che pesa sul soggetto con obesità.
Ipertensione, infarto e malattia cardiovascolare
L’ipertensione arteriosa, l’infarto e le malattie cardiovascolari aumentano nelle persone con obesità. I meccanismi coinvolti sono diversi. Tra i principali, la produzione da parte degli adipociti ipertrofici di sostanze (adipochine) con attività pro-infiammatoria e pro-trombotica può contribuire ad aumentare il rischio di malattia cardiovascolare. L’aumentato volume dei vasi, la maggiore resistenza della parete arteriosa e il rilascio di angiotensinogeno da parte delle cellule adipose può contribuire ad aumentare la pressione arteriosa.
Apnee notturne
La prevalenza di apnee notturne aumenta parecchio nelle persone con obesità.
L’accumulo di grasso nella faringe rappresenta il maggior fattore di rischio.
Nei casi più gravi si può sviluppare la cosiddetta Sindrome delle apnee ostruttive durante il sonno (OSAS) o sindrome di Pickwick, che è una condizione particolarmente debilitante. Si riscontrano frequentemente difficoltà a respirare (dispnea) anche dopo un minimo sforzo, cianosi cutanea per scarsa ossigenazione del sangue, russamento notturno, sonnolenza diurna (per questo deve essere fatta particolare attenzione alla conduzione di autoveicoli).
Calcoli biliari
La presenza di calcoli biliari è molto più frequente nel paziente con obesità.
L’eccesso di peso aumenta il turnover del colesterolo: è stato stimato che ogni aumento di 1 kg di eccesso di grasso produce un extra di 20 mg di colesterolo che ogni giorno deve essere eliminato attraverso le vie biliari. Per le persone predisposte a formare calcoli biliari, questo extra carico di colesterolo da eccesso di peso può rappresentare il fattore scatenante per la formazione di calcoli e la conseguente malattia della colecisti (cistifellea).
Osteoartrosi
Problemi ossei e articolari hanno un’elevata prevalenza nei soggetti con obesità.
Tutte le articolazioni possono essere interessate e questo suggerisce che siano coinvolti diversi meccanismi non solo l’eccesso di peso sulle articolazioni: aumentata massa corporea, adipochine e fattori infiammatori circolanti e altri.
Stigma e pregiudizio
L’aumento delle dimensioni del corpo altera l’immagine corporea della persona con obesità e il suo impatto con la società e l’ambiente in cui vive. Molte persone non percepiscono – almeno inizialmente – il loro aumento di peso anche quando è notevole, cosa ben diversa da quanto avviene nel mondo circostante che gioca un ruolo dominante nella stigmatizzazione dell’obesità sia nei bambini che negli adulti.
Pregiudizi e condizionamenti negativi possono portare a discriminazioni, aumento della depressione e degli stati ansiosi e a un progressivo isolamento della persona con obesità.
Fonti
– Bray GA, Kim KK, Wilding JPH, World Obesity Federation – Obesity: a chronic relapsing progressive disease process. A position statement of the World Obesity Federation. Obes Rev 2017 Jul;18(7):715-723
– Pirola L, Ferraz JC – Role of pro- and anti-inflammatory phenomena in the physiopathology of type 2 diabetes and obesity. World J Biol Chem 2017 May 26;8(2):120-128
– Wensveen FM et al – The “Big Bang” in obese fat: Events initiating obesity-induced adipose tissue inflammation. Eur J Immunol 2015 Sep;45(9):2446-56