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Con la consulenza della d.ssa Emanuela Russo, dietista referente di Emotifood, Monza e dell’Equipe bariatrica presso INCO – Istituto Nazionale di Chirurgia dell’Obesità, Policlinico San Donato e Istituto Clinico S.Ambrogio di Milano
Una delle strategie per la perdita di peso più studiate negli ultimi anni è la dieta chetogenica. Molti studi hanno dimostrato che questo tipo di approccio nutrizionale ha una solida base fisiologica e biochimica ed è in grado di indurre una perdita di peso efficace accompagnata da un miglioramento di diversi parametri relativi al rischio cardiovascolare. La dieta chetogenica si basa sul presupposto che un’alimentazione a basso contenuto di carboidrati, ricca di lipidi e con un adeguato apporto di proteine, favorisca l’utilizzo dei grassi di riserva a scopo energetico, facilitando il dimagrimento. Le persone con obesità, in particolare prima di un intervento bariatrico possono beneficiare di questa dieta per un rapido calo ponderale (-5-10% del peso iniziale) così da arrivare in condizioni ottimali all’intervento.
Richiede uno stretto monitoraggio e può essere seguita solo per brevi periodi, stabiliti per il singolo soggetto con obesità o altra malattia metabolica.
Che cos’è la dieta chetogenica?
La dieta chetogenica nel trattamento della persona con eccesso di peso, in particolare la VLCKD (Very Low Calory Ketogenic Diet) è una terapia nutrizionale che mima lo stato metabolico di digiuno tramite un’alimentazione. È una dieta essenzialmente:
- IPOCALORICA: Contenuto calorico molto basso (600-800 Cal/die)
- IPOGLUCIDICA: Ridotto apporto complessivo di carboidrati (0.5-0.9 g/kg) per innescare e mantenere un cosiddetto stato di chetosi (vedi in seguito)
- IPOLIPIDICA: Ridotto apporto di grassi (lipidi, 0,2-0.5 g/kg)
- NORMOPROTEICA: Apporto giornaliero di una quantità fisiologica di proteine (1.2 ±2 g/kg; 75-105 g/die).
La dieta VLCKD prevede inoltre un apporto equilibrato di fibre vegetali, acqua, vitamine, sali minerali e oligoelementi.
Quando si riduce drasticamente l’apporto dicarboidrati, l’organismo tende a bruciare i grassi corporei di riserva anziché attingere l’energia dagli zuccheri e dai carboidrati (come avviene normalmente). Ciò permette una riduzione selettiva della massa grassa assicurando una buona protezione della massa magra (si mantiene il trofismo della massa muscolare). La carenza di glucosio e l’utilizzo dei lipidi come fonte energetica induce uno stato di cosiddetta chetosi, che deriva dalla produzione di corpi chetonici (acetone, acido acetoacetico (AcAc) e acido beta-idrossibutirrico (BHB).
I corpi chetonici, agendo sul sistema nervoso centrale, portano a un aumento del senso di sazietà (quindi inibiscono la sensazione di fame), dovuto in parte alla riduzione dei livelli di grelina, un ormone che stimola l’appetito, e a un miglioramento dell’umore che favorisce una più elevata aderenza dei pazienti alla dieta. Il risultato favorevole è quindi che in parallelo alla perdita di peso, il paziente non ha un aumento dell’appetito e si sente più soddisfatto e più motivato a continuare il programma.
La dieta VLCKD migliora il quadro metabolico e infiammatorio del paziente favorendo una riduzione del rischio cardiovascolare.
Quando viene utilizzata?
La dieta chetogenica VLCKD induce un sostanziale e rapido calo ponderale e trova la principale indicazione nell’obesità severa e nelle patologie ad essa associate, come l’ipertensione, il diabete tipo 2, in quest’ultimo si evidenziano un miglioramento dell’insulino-resistenza e dei parametri glico-metabolici, e la possibilità di ridurre gradualmente il dosaggio dei farmaci ipoglicemizzanti. Tuttavia, non sono stati verificati gli effetti a lungo termine della dieta chetogenica, il cui utilizzo permane riservato per brevi periodi (in genere, inferiori alle 4 settimane (anche se molti protocolli recenti tendono a gestirla come stile di vita quindi per molto più tempo) e sempre sotto controllo medico o del dietista che segue il paziente. Insieme alla dieta chetogenica viene raccomandata un’adeguata supplementazione di vitamine, caso per caso.
La dieta chetogenica è raccomandata nella fase di preparazione a un intervento di chirurgia bariatrica per ridurre velocemente peso quindi ridurre il rischio chirurgico; può essere utile anche quando un intervento di chirurgia bariatrica perde un po’ di efficacia nel tempo.
La dieta chetogenica può essere utile anche in altre malattie metaboliche associate a insulino-resistenza come la steatosi epatica non alcolica e la sindrome dell’ovaio policistico.
Oltre alle persone con obesità, una variante della dieta chetogenica (TKD, Targeted Keto Diet) viene utilizzata dagli appassionati di fitness e un’altra variante (CKD, Cyclic Keto Diet) è mirata per atleti e bodybuilder. In questo caso a un ciclo normale di dieta chetogenica (5 gg) segue un breve periodo (2 gg) di alto consumo di carboidrati o recupero.
Il paziente può decidere di iniziare una dieta chetogenica da solo?
Assolutamente no, si tratta di diete drastiche, che il paziente non può improvvisare (come del resto nessuna dieta!), utilizzate in una selezione di pazienti, non in tutti e che vanno sempre seguiti da professionisti esperti, per periodi brevi in modo da evitare potenziali effetti collaterali. Il rapido calo di peso che si ottiene con questo tipo di dieta nelle persone con obesità con insulino-resistenza si associa a una riduzione dei livelli di acidi grassi nel sangue, di insulina e della glicemia a digiuno.
Ci sono delle controindicazioni?
La dieta chetogenica VLCKD è controindicata nei soggetti con insufficienza epatica o insufficienza renale e in presenza di diabete tipo 1: in questi soggetti, l’assenza di secrezione di insulina favorisce già di per sé l’accumulo di corpi chetonici e aumenta il rischio che la chetosi indotta dalla dieta chetogenica (in cui solitamente la concentrazione di corpi chetonici rimane inferiore a 8 mmol/L) si complichi in chetoacidosi diabetica (caratterizzata da concentrazione di corpi chetonici superiore a 20-25 mmol/L).
Altre condizioni in cui la dieta chetogenica è controindicata sono: gravidanza e allattamento; disturbi del comportamento alimentare; gravi disturbi psichici; abuso di alcol e altre sostanze; angina instabile e infarto miocardico acuto (IMA) recente; insufficienza cardiaca; soggetti anziani fragili; altre rare patologie (per es. porfiria).
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